Romanzi

In guerra e in amore, di Ildefonso Falcones: recensione del romanzo

Dopo il successo internazionale de La cattedrale del mare, Ildefonso Falcones ritorna con In guerra e in amore, pubblicato da Longanesi il 17 giugno 2025, un volume corposo – 752 pagine – che riporta sulla scena Arnau Estanyol e, con lui, le luci e le ombre della Napoli aragonese del Quattrocento.

Il risultato è un affresco storico denso di pathos in cui la passione privata procede di pari passo con gli sconvolgimenti politici del Mezzogiorno, offrendo al lettore uno sguardo immersivo su corti, mercati e vicoli di una città in piena trasformazione.

Contesto storico e ambientazione

Napoli, 1442: Alfonso d’Aragona ha appena conquistato la città, trasformandola in un crocevia di culture mediterranee. Falcones inserisce Arnau Estanyol – ora conte di Navarcles – nell’entourage reale, mostrandolo mentre percorre sale affrescate e strade brulicanti, tra mercanti catalani, nobiltà partenopea e popolani che faticano a decifrare i nuovi equilibri.

La descrizione dell’architettura, delle botteghe d’arte e della vita quotidiana si avvale di dettagli puntuali: dall’odore acre delle concerie al clangore delle spade nella fortezza del Castel Nuovo, gli elementi costruiscono un ambiente vivo, quasi tattile, che avvolge il lettore in un’esperienza sensoriale a tutto tondo.

Trama e temi portanti

Il racconto intreccia il destino di Arnau con quello di Beatriz de Lorca, dama d’onore della regina, e con il giovane scudiero Ferran, desideroso di riscattare le proprie origini umili. L’amore, fin dal titolo, si contrappone al conflitto armato: sentimenti travolgenti fioriscono all’ombra di intrighi di corte, tradimenti e rivalità per il potere.

Falcones indaga la fragilità dell’onore, la lealtà messa alla prova, il prezzo della libertà personale. Sullo sfondo, la questione religiosa e l’Inquisizione emergente insinuano il timore dello stigma, accentuando la suspense narrativa.

Gli avvenimenti bellici non restano un mero contorno: la campagna militare contro gli Angioini, le alleanze tra regni iberici e la strategia navale nel Tirreno definiscono il ritmo del romanzo, suggerendo una riflessione sul confine labile fra fedeltà alla corona e aspirazioni individuali.

Caratterizzazione dei personaggi

Arnau – in età matura, temprato dalle vicende di Barcellona – manifesta un’umanità complessa: dietro l’armatura del condottiero spunta la vulnerabilità di un uomo lacerato tra dovere e desiderio. Beatriz non cede allo stereotipo della damigella rassegnata; al contrario, rivela ingegno politico e sagacia diplomatica, diventando motore decisivo di molte scelte narrative.

Persino i comprimari, come Gran Kamal e il pittore fiammingo Willem, ricevono spazio sufficiente per lasciare il segno, grazie a dialoghi coinvolgenti e sfumature psicologiche ricercate. Il lessico variopinto dona autenticità ai diversi registri, evitando caricature.

In guerra e in amore
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4.0
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Struttura narrativa e stile

Falcones impiega capitoli ampi, talvolta intervallati da memorie epistolari, che illuminano retro-tracce biografiche e rivelano motivazioni latenti. La scelta di alternare prospettive permette di seguire, con respiro cinematografico, battaglie campali e confessioni private.

La sintassi, pur ricca di subordinate, rimane scorrevole; non mancano frasi brevi, simili a fendenti, che imprimono vigore nei momenti di maggiore suspense. L’autore fa largo uso di termini medievali – debitamente contestualizzati – e innesta suoni onomatopeici che moltiplicano la vividezza.

Spicca la cura per il ritmo: scene d’azione serrate si alternano a pause contemplative, offrendo respiro e consentendo di contemplare paesaggi marini, affreschi su cui rilucono foglie d’oro, o la mestizia dei lazzari accalcati fuori dalle mura.

Valutazione critica

Dal punto di vista tematico, In guerra e in amore conferma la vocazione di Falcones a fondere educazione sentimentale e romanzo corale. La trama possiede una coerenza ferrea: ogni evento deriva credibilmente dal precedente, mentre i rovesciamenti narrativi – mai gratuiti – mostrano un’autentica padronanza della suspense.

Il lavoro di documentazione risulta evidente: decreti reali, usi giuridici catalano-aragonesi, cerimonie liturgiche sono ricostruiti con perizia; ciò nonostante, la ricerca non appesantisce la lettura, grazie a spiegazioni dosate e calate nel flusso dell’azione.

Se si volesse individuare un lieve difetto, lo si potrebbe rintracciare nella tendenza, qua e là, a indulgere in descrizioni prolisse che rallentano l’andatura; eppure queste stesse pagine, dense di colore, regalano un’eco poetica che rimane nella memoria.

Il nostro parere

Con questa nuova prova, Falcones riafferma il proprio talento di narratore storico, capace di coniugare passione e rigore. Chi abbia amato La cattedrale del mare ritroverà figure familiari e atmosfere grandiose; chi si avvicina ora all’autore potrà comunque apprezzare la completezza di un intreccio che funziona autonomamente.

Consigliato agli estimatori di saghe ambientate in epoche turbolente, il romanzo fornisce anche spunti di riflessione sull’identità – personale e collettiva – e sul prezzo della fedeltà, in tempi in cui confini e appartenenze mutano con rapidità.

Superato l’impegno delle sue oltre settecento pagine, il lettore porterà con sé una galleria di personaggi vivi, scorci di una Napoli risplendente e la consapevolezza che, fra armi e sentimenti, l’essere umano rimane sempre diviso fra onore e desiderio.

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